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Le due cose più gravi
Categories: INFORMAZIONE

Le due cose piu’ gravi di cui l’Italia e quindi noi cittadini italiani liberi rechiamo una terribile responsabilita’: la guerra terrorista e stragista e la persecuzione razzista dei migranti.

Due crimini che la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce inequivocabilmente.

Due crimini che lo stato italiano sta commettendo ormai da anni, in forme sempre piu’ selvagge, sempre piu’ crudeli, sempre piu’ sanguinarie.

Con la complicita’ dell’intera popolazione che non si ribella, che non insorge.

Una complicita’ che non e’ frutto di costrizione generata dal terrore, ma di effettuale quantunque passivo consenso.

Il consenso alle stragi, il consenso alle persecuzioni.

Pensarci mi toglie il sonno e il respiro, mi corrode la vita.

Perche’ io sono uno di quelli che non riesce a far finta di non essersene accorto.

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Sono uno di quelli che si rende conto che le stragi in Afghanistan e in Libia sono anche responsabilita’ nostra, di noi che consentiamo che lo stato italiano partecipi illegalmente a quelle criminali guerre, di noi che non avendo saputo impedire questo crimine ne diveniamo per questo complici di fatto.

E sono uno di quelli che si rende conto che la persecuzione dei migranti e dei viaggianti, che ha avuto una prima abominevole eruzione di male con la riapertura dei campi di concentramento con la legge Turco-Napolitano, un incremento mostruoso con l’imposizione di rapporti schiavistici voluta dalla legge Bossi-Fini, e un’apoteosi di orrore con il cosiddetto “pacchetto sicurezza” (e le varie altre scellerate misure ad esso coerenti) che denega ogni residua traccia di civilta’ giuridica, di coscienza morale, di riconoscimento di umanita’, ebbene, tutto cio’ e’ anche responsabilita’ nostra, di noi che non abbiamo saputo contrastare questa serie crescente di crimini nazisti – nazisti, si’ -, di noi che non abbiamo saputo imporre la loro abrogazione con una insurrezione nonviolenta in difesa della legalita’, della democrazia, della civilta’, del diritto alla vita di ogni essere umano.

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Non mi assolve aver dedicato da molti anni praticamente ogni giorno a denunciare questo orrore dalle pagine del notiziario quotidiano che curo.

Non mi assolve aver ideato, promosso e sostenuto alcune delle poche iniziative che hanno cercato concretamente di contrastarlo.

E non mi consola sapere di essere una delle poche persone che non ha ceduto quando troppi hanno preferito distogliere l’attenzione e prestarsi alla piu’ infame, subdola ed ipocrita delle complicita’, quella che consapevolmente occulta i massacri in corso e cosi’ li favoreggia.

Sento la tragica insufficienza, l’inadeguatezza assoluta della mia azione. E so che la mia parola non ha saputo suscitare quell’insurrezione morale e intelelttuale che occorreva, che occorre. E forse perche’ sono e mi sento vecchio e debilitato non ho saputo fin qui promuovere qualcosa di piu’ e di meglio – come sapevo fare nel secolo scorso.

Ma almeno voglio dirlo.

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Voglio dirlo che dobbiamo fermare la guerra, e dobbiamo cominciare imponendo la cessazione della partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste, mafiose e razziste, totalitarie ed imperialiste in Afghanistan e in Libia; imponendo che l’Italia torni al rispetto della legalita’ costituzionale e del diritto internazionale.

Voglio dirlo che dobbiamo far cessare la persecuzione dei migranti e dei viaggianti, imponendo l’abrogazione di tutte le decisioni naziste stratificatesi negli ultimi decenni fino al sadico delirio delle misure criminali e criminogene assunte negli ultimi anni dal governo del colpo di stato razzista; e che dobbiamo imporre che l’Italia torni al rispetto della legalita’ costituzionale e del diritto internazionale.

Voglio dirlo una volta ancora che e’ necessario imporre le dimissioni del governo degli assassini guerrieri e razzisti, terroristi e schiavisti.

Voglio dirlo una volta ancora che e’ necessaria una insurrezione nonviolenta, con la forza della verita’, per la legalita’ e per l’umanita’; per far prevalere la Costituzione della Repubblica Italiana e la Dichiarazione universale dei diritti umani; per difendere l’umanita’ che e’ una.

Voglio dirlo, quand’anche nessuno volesse ascoltare.

Peppe Sini

responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo

Viterbo, 9 luglio 2011

Mittente: “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

e-mail: nbawac@tin.it

web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo, gia’ consigliere comunale e provinciale, e’ stato dagli anni ’70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu’ energetiche e militari nell’Alto Lazio; nel 1979 ha fondato il “Comitato democratico contro l’emarginazione” che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta’; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l’opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l’Italia la campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l’esperienza delle “mongolfiere della pace” con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e’ stato l’animatore dell’iniziativa che – dopo la tragedia di Genova – ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell’ordine alla nonviolenza; e’ stato dagli anni ’80 il principale animatore dell’attivita’ di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell’Alto Lazio – e negli anni ’90 ha presieduto la Commissione d’inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e’ direttore del notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”, che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l’ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani.

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