Alle persone che non si sono arrese alle guerre e alle stragi, che non si sono arrese alle dittature locali e globali e agli ordini imperiali e coloniali, che non si sono arrese all’ineluttabilita’ della catastrofe della civilta’ umana.
Alle persone che pensano che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita’ ed a tutti i diritti umani; che pensano che la biosfera meriti rispetto e la civilta’ umana meriti di esistere; che pensano che vale la pena di battersi per il bene comune dell’umanita’ intera.
E’ a queste persone amiche della nonviolenza che in tutta semplicita’ rivolgo queste semplici proposte per contrastare insieme la guerra e il razzismo.
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1. Proponiamo alle istituzioni locali di esprimersi contro la guerra e il razzismo.
A tutte le persone che leggono queste righe questa proposta formulo: di chiedere al sindaco del Comune in cui risiedete, al presidente della Provincia in cui risiedete, ed al presidente della Regione in cui risiedete, di proporre ai rispettivi consigli (comunale, provinciale, regionale) la seguente proposta di deliberazione (o un testo analogo):
“Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di … ripudia la guerra, nemica dell’umanita’.
Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di … riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita’ e i diritti di ogni essere umano.
Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.
Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.
Richiede al Governo e al Parlamento che l’Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l’inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
Solo la pace salva le vite”.
Vi prego di inviare altresi’ la lettera che invierete a questi rappresentanti delle istitutuzioni anche a tutti i consiglieri comunali, provinciali e regionali, ed anche a tutti i mezzi d’informazione e alle altre persone ed associazioni ed istituzioni cui lo riterrete opportuno.
L’idea e’ di far crescere dal basso un impegno degli enti locali, articolazione decisiva dell’ordinamento istituzionale democratico della Repubblica Italiana, contro la guerra e il razzismo, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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2. Prepariamo e prepariamoci all’azione diretta nonviolenta con cui contrastare concretamente la guerra, impedendo alle armi e agli armigeri di continuare ad uccidere.
Varie sono le cose che possiamo e dobbiamo fare, ne indico alcune:
a) innanzitutto dare immediatamente la piu’ ampia visibilita’ possibile all’opposizione alla guerra: ad esempio con l’esposizione delle bandiere della pace e della nonviolenza dai balconi e dalle finestre;
b) individuare quali azioni dirette nonviolente siano efficaci per contrastare concretamente la guerra, discuterle, prepararle, realizzarle: ad esempio per fermare i decolli dei bombardieri senza mettere in pericolo la vita di nessuno. A tal riguardo particolarmente in riferimento alla guerra libica, in relazione a cui gli aerei che eseguono la gran parte dei bombardamenti partono da basi situate in territorio italiano, sarebbe possibile riprodurre l’esperienza delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri, esperienza che conducemmo nel 1999; dandole stavolta dimensioni piu’ ampie con una partecipazione molto piu’ numerosa e con una visibilita’ adeguata: ma sia chiaro fin d’ora che questa iniziativa implica la scelta preliminare e rigorosa della nonviolenza ed implica accettare da parte dei partecipanti tutte le possibili conseguenze giudiziarie della sua realizzazione, che sono assai onerose (lo stesso riproporla, come sto facendo con questa lettera, puo’ – secondo una interpretazione ingiusta ma nondimeno possibile – configurare un reato previsto e punito dal codice penale. Me ne assumo ancora una volta la responsabilita’ ma non chiedo ad altri di condividerla se non sono del tutto consapevoli di tutti gli aspetti e di tutte le dimensioni della questione: promuovere un’azione diretta nonviolenta, e partecipare ad essa, richiede infatti una scelta persuasa, approfondita, completamente informata);
c) formare quante piu’ persone sia possibile alla nonviolenza e all’azione diretta nonviolenta. Cosa comunque necessaria, non solo in questo particolare frangente ma come pedagogia civile benefica in ogni circostanza.
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3. Sosteniamo il digiuno collettivo promosso dal Movimento Nonviolento.
E facciamo della pratica gandhiana del digiuno una grande occasione di presa di coscienza e di lotta contro il consumismo onnidevastatore, per il rispetto dell’umanita’ e della natura, contro la guerra e il razzismo.
E che questo digiuno aiuti a rompere ogni ambiguita’ ed a superare ogni forma di attendismo; ambiguita’ ed attendismo che ancor oggi rendono subalterne e passive tante persone di volonta’ buona che invece possono e devono entrare nella lotta nonviolenta per contrastare tutte le uccisioni e tutte le persecuzioni.
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4. L’impegno forse piu’ necessario: studiare ed informare.
La quasi totalita’ della cosiddetta informazione che circola e’ mistificazione e propaganda. Sia nel campo dei guerrafondai e dei razzisti (il che non stupisce), sia – purtroppo – anche nel campo democratico e sedicente pacifista. Eppure non mancano le possibilita’ di conoscere e capire. Ma occorre la volonta’ di conoscere e capire, ed occorrono la modestia e la pazienza necessarie per leggere almeno alcune migliaia di pagine indispensabili. Chi non studia non serve alla lotta che dobbiamo condurre. E’ in primo luogo della coscienza e dell’intelligenza di ogni persona che vi e’ bisogno.
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5. La quinta cosa da fare: indicare quali interventi alternativi siano possibili, necessari e adeguati nelle situazioni di grave oppressione, di crisi e di conflitto.
Se non si vuole essere subalterni alla guerra e al razzismo occorre in primo luogo opporsi ad essi. Opporsi alla guerra e al razzismo e’ sempre di per se’ una buona cosa.
Ma le persone amiche della nonviolenza hanno sperimentato e sono capaci di indicare iniziative politiche adeguate ad affrontare le piu’ gravi crisi e i piu’ tremendi conflitti con modalita’ rigorosamente nonviolente, ovvero rigorosamente senza e contro il ricorso alla violenza. Propongo di seguito alcune cose che si potrebbero e dovrebbero fare anche nella situazione presente:
a) accoglienza e assistenza di tutti i profughi e i migranti;
b) invio di Corpi civili di pace per realizzare un’interposizione nonviolenta tra le parti in conflitto;
c) invio di aiuti umanitari alle popolazioni nel bisogno, da gestire direttamente con le comunita’ locali in forme democratiche e condivise (altrimenti anche gli aiuti umanitari divengono strumenti di guerra);
d) sostegno ai movimenti nonviolenti e alle associazioni di difesa dei diritti umani nelle aree di crisi e di conflitto, sostenendo in particolare i movimenti e le associazioni di donne o guidati da donne;
e) iniziative per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, ergo anche per il disarmo e contro il militarismo tout court;
f) promozione della nonviolenza e della formazione alla nonviolenza: solo la nonviolenza favorisce la liberazione dei popoli, solo la nonviolenza coniuga il diritto e l’autodeterminazione dei popoli con la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Molte altre cose si potrebbero fare, ma quelle indicate potrebbero essere una base condivisa gia’ sufficiente.
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Nella concreta, drammatica situazione presente personalmente non sono granche’ interessato al dibattito generico ed astratto su tanti argomenti di cui riconosco ovviamente l’importanza e su cui anch’io ho le mie cognizioni e le mie opinioni (le mutazioni in corso degli assetti geopolitici nel dispiegarsi della globalizzazione, l’approvvigionamento energetico, il rapporto tra religione e politica, il rapporto Nord/Sud e le strategie neocoloniali, il nesso tra modi di produzione e forme di proprieta’, il rapporto economia/ecologia, eccetera), ma che in questo momento sono secondari rispetto alla questione decisiva: e la questione decisiva in questo momento a mio modesto avviso e’ fermare i massacri, fermare la guerra, fermare le persecuzioni razziste.
E fermarli non a partire dall’accettazione di questa o quella tesi parziale e controversa, di questo o quell’interesse parziale e discutibile, di questa o quella ideologia inverificabile nei suoi fondamenti, di questa o quella dogmatica premessa o escatologica speranza: no.
Fermarli a partire dal riconoscimento del diritto di ogni essere umano a non essere ucciso, a non essere perseguitato.
Fermarli a partire dal riconoscimento del pericolo che incombe sull’umanita’ intera, il pericolo dell’evoluzione di una qualunque guerra in una guerra globale che puo’ porre fine alla civilta’ umana.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni per difendere l’umanita’ cui apparteniamo, che e’ unica ed insieme irriducibilmente plurale in quanto s’incarna nella pluralita’ dei singoli esseri umani corporalmente esistenti: quelli esistiti ieri, quelli viventi oggi e quelli che nasceranno nel futuro, se la nostra saggezza glielo consentira’.
Fermiamo la guerra e le persecuzioni. Poi discuteremo di tutto il resto.
Cessi quindi la guerra in Afghanistan.
Cessi quindi la guerra in Libia.
Cessi quindi ogni guerra.
Cessi la persecuzione dei migranti.
Si rispettino i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E poiche’ chi scrive queste righe e’ italiano e si rivolge in prima istanza a persone che vivono nella repubblica italiana (la quale nella sua Costituzione esprime inequivocabilmente sia il ripudio della guerra e del razzismo, sia l’impegno al rispetto e alla promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani), cio’ equivale ad impegnarsi per ottenere che l’Italia cessi di partecipare alla guerra in Afghanistan; che l’Italia cessi di partecipare alla guerra in Libia; che l’Italia cessi di produrre, acquistare e vendere armi; che l’Italia cessi di perseguitare i migranti.
Impegnarsi per ottenere il rispetto della Costituzione mi sembra un buon modo di impegnarsi per la legalita’ e la democrazia.
Impegnarsi contro le uccisioni e le persecuzioni mi sembra un buon modo di riconoscere, rispettare e far valere l’umanita’ propria ed altrui.
Impegnarsi contro la guerra e il razzismo: e’ il compito dell’ora di ogni persona di retto sentire e di volonta’ buona.
Vi e’ una sola umanita’.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al sesto giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 26 marzo 2011
Mittente: “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/