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Due cose su cui non si può cedere (una lettera a chi esita, scritta dal quinto giorno di digiuno contro la guerra)
Categories: INFORMAZIONE

Vi sono due cose su cui non si puo’ cedere: sulla illiceita’ dell’omicidio, e quindi – ed a maggior ragione – sulla illiceita’ della guerra che consiste della commissione di innumerevoli omicidi.

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Se si ammette la guerra, nessun crimine e’ illecito.

Solo se ci si oppone alla guerra comincia la civilta’ umana, che consiste nell’umana convivenza. Lo sapevano coloro che scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana, che infatti “ripudia la guerra”.

Opporsi alla guerra, e quindi anche agli eserciti: lo sapeva gia’ Immanuel Kant che al riguardo scrive parole definitive nel terzo articolo preliminare del suo progetto filosofico Per la pace perpetua.

Opporsi alla guerra, e quindi anche alle armi: soprattutto dopo che la tecnologia bellica ha raggiunto una potenza distruttiva tale da mettere in pericolo la prosecuzione della civilta’ umana.

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In un indimenticabile suo discorso, che poi divenne l’introduzione a un libro fondamentale (La pace. Realismo di un’utopia), Ernesto Balducci parlo’ delle “tre verita’ di Hiroshima”: “La prima verita’ contenuta in quel messaggio e’ che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte… La seconda verita’ di Hiroshima e’ che ormai l’imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e’ arrivato a coincidere con l’istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell’aggressivita’ distruttiva… La terza verita’ di Hiroshima e’ che la guerra e’ uscita per sempre dalla sfera della razionalita’”.

Io credo che queste opinioni siano condivisibili da ogni persona ragionevole, sollecita del bene comune dell’umanita’ intera.

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Pensare che la guerra sia uno strumento efficace contro le dittature e’ un’opinione di prima della bomba atomica. E grazie al cielo che Hitler l’atomica non ebbe.

Pensare che la guerra possa promuovere la giustizia e i diritti umani e’ credere che infliggere la morte sia la stessa cosa che generare la vita, e’ credere che la massima violenza – la soppressione degli esseri umani – sia la stessa cosa del suo contrario – la salvezza degli esseri umani.

Su cosa sia il mondo nell’eta’ atomica ha scritto parole definitive Guenther Anders.

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Ma opporsi alla guerra implica anche opporsi al razzismo. Implica riconoscere tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. Implica accogliere ed assistere tutti gli esseri umani in fuga da fame, dittature, guerre. Implica lottare, l’intera umanita’ unita, contro la fame, le dittature, le guerre.

Anche qui ci soccorre Kant, col terzo articolo definitivo del progetto filosofico Per la pace perpetua.

E ci soccorre la Costituzione della Repubblica Italiana, che afferma lapidariamente che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle liberta’ democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”.

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La guerra, come il razzismo, sono fenomeni che se non vengono contrastati tempestivamente imbarbariscono tutti: un decennio di illegale e insensata partecipazione alla guerra afgana rende piu’ facile alla societa’ italiana di accettare la partecipazione anche alla guerra libica. La riapertura dei campi di concentramento per migranti di tutto innocenti stabilita dalla legge Turco-Napolitano ha reso piu’ facile il colpo di stato razzista sancito dalla legge 94/2009, che nazisticamente pretende di rendere “reato” il semplice fatto di essere una persona viva in fuga dalla fame, dalle dittature, dalle guerre giunta in Italia fortunosamente.

La guerra, come il razzismo, minacciano l’umanita’ intera, sono crimini contro l’umanita’.

E noi, che siamo esseri umani, non vorremo difendere l’umanita’ di cui siamo parte?

Noi, che siamo esseri umani, non dobbiamo difendere l’umanita’ di cui siamo parte?

Io dico di si’.

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A chi poi mi chiede se vi sia, e quale sia, un modo adeguato per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per promuovere giustizia e liberta’, per realizzare responsabilita’ e solidarieta’, ebbene, rispondo che io credo che questo modo esista, e sia la scelta della nonviolenza. Che nel corso della storia ha dato cosi’ grandi prove della sua forza che finanche dove apparentemente sembra essere stata sconfitta dalla violenza, anche in quei casi essa contro la violenza e’ stata vittoriosa. Furono uccisi Socrate, Gesu’, Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Marianella Garcia, Chico Mendes ed infiniti altri combattenti nonviolenti: furono uccisi, ma vivono ancora. E vivranno finche’ sara’ viva la civilta’ umana.

Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,

al quinto giorno di digiuno contro la guerra

Viterbo, 25 marzo 2011

Mittente: “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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