Proprio mentre la catastrofe giapponese richiama l’umanita’ intera alla solidarieta’ e ad una responsabilita’ condivisa nel fare scelte giuste ed impegnative affinche’ le presenti e le future generazioni possano vivere una vita degna in un pianeta non devastato, senza l’incubo dell’apocalisse atomica, ovvero affinche’ la civilta’ umana non sia travolta, alcuni governanti irresponsabili scatenano una nuova guerra dagli esiti imprevedibili ma che certamente, come tutte le guerre, consiste di stragi nell’immediato e di una ennesima folle semina di odio e violenza per l’avvenire.
Come ogni persona ragionevole so quanto siano discutibili, e quindi non dirimenti, molti degli argomenti che pure tengono banco nella discussione pubblica in corso in questi giorni. Ma credo che almeno su questa premessa vi possa essere un consenso comune: che dobbiamo avere a cuore la vita degli altri esseri umani, se vogliamo sperare che anche gli altri esseri umani abbiano a cuore la nostra; e che quindi sia logicamente corretto e moralmente adeguato compiere solo quelle azioni che la nostra coscienza approverebbe anche se fossero compiute da altri nei nostri confronti.
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Due ragionamenti
Vorrei quindi proporre i seguenti due semplici ragionamenti.
Il primo ragionamento: prendere atto che vi e’ una sola umanita’, che consiste di una irriducibile pluralita’ di persone, esistente su un unico pianeta casa comune dell’umanita’ intera, e pertanto vi e’ un comune interesse sia alla difesa della biosfera, sia alla difesa della civilta’, sia alla difesa della vita del genere umano e quindi di tutte le persone in cui esso si incarna.
Secondo ragionamento: che e’ interesse comune dell’umanita’ intera il ripudio della guerra, massime nell’epoca presente in cui essa puo’ provocare l’inabissamento della civilta’ umana ed una tremenda devastazione della biosfera. Il ripudio della guerra deve essere il primo punto del programma politico fondamentale dell’umanita’ del nostro tempo. Tutti gli esseri umani devono farsi carico solidalmente del diritto alla vita di tutti gli esseri umani, e quindi dell’umanita’ nel suo insieme.
Lo hanno dimostrato definitivamente in tanti loro scritti e discorsi le persone che con piu’ rigore nell’ultimo tragico secolo hanno analizzato la presente distretta: tra tante altre Simone Weil e Hannah Arendt, Albert Camus e Bertrand Russell, Rosa Luxemburg e Virginia Woolf, Primo Levi ed Emmanuel Levinas, Ernesto Balducci ed Hans Jonas, ed oggi ad esempio Martha C. Nussbaum e Vandana Shiva.
Difendere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani, opporsi quindi ad ogni guerra ed uccisione, implica anche opporsi alle armi ed agli eserciti, strumenti e strutture alla guerra ordinati. Implica quindi l’impegno a disarmare e smilitarizzare i conflitti. Implica infine la scelta dalla nonviolenza come unica forma realmente adeguata di opposizione alla violenza.
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Due proposte
Sulla base di questi ragionamenti, cosa puo’ fare qui ed ora ogni persona ragionevole e di volonta’ buona?
Occorre assumere in prima persona la responsabilita’ di contrastare la guerra e le stragi di cui essa consiste.
Occorre assumere in prima persona la responsabilita’ di difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Formulo due proposte.
La prima proposta: che le persone di volonta’ buona agiscano qui e ora innanzitutto per rendere visibile l’opposizione alla guerra, opposizione che ritengo essere nel nostro paese molto piu’ ampia e profondamente sentita di quanto appaia dalle rappresentazioni dei mass-media e dalle dichiarazioni formali e ufficiali di chi ha voce e funzioni pubbliche.
Occorre cioe’ trovare le forme piu’ adeguate per consentire alle persone di esprimere la propria opposizione alla guerra e alle stragi. Mi sembra che il modo piu’ efficace per ottenere questo primo risultato possa essere in una pluralita’ di forme tra loro collegate, ne indico alcune:
– i pubblici digiuni, per chi crede – come Mohandas Gandhi, come Danilo Dolci – che siano una straordinaria forma di azione nonviolenta;
– l’esposizione delle bandiere arcobaleno della pace e della nonviolenza ai balconi delle case;
– le lettere aperte alle autorita’ (e per chi siede in pubblici consessi gli interventi in quella sede) affinche’ le istituzioni si attengano al dettato costituzionale del ripudio della guerra;
– le “lettere al direttore” dei media affinche’ trovi udienza e venga diffusa anche l’opinione delle persone che operano per la pace;
– le manifestazioni pubbliche (adeguate alla gravita’ dell’ora, quindi rigorosamente nonviolente tanto nei contenuti quanto nei modi di espressione).
Non credo vi siano gerarchie tra l’una e l’altra di queste forme di iniziativa: ciascuna persona e ciascun gruppo di persone puo’ assumere quella o quelle che ritiene piu’ consone al suo sentire.
Ma non basta rendere visibile l’opposizione alla guerra, bisogna anche metterla in atto.
Di qui la seconda proposta: contrastare concretamente la macchina bellica.
Ad oggi, nella concreta situazione presente, non sono riuscito a trovare iniziative migliori dell’azione diretta nonviolenta che sperimentammo nel 1999: l’esperienza delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri senza mettere in pericolo la vita di nessuno (quindi, ovviamente, neppure dell’equipaggio degli aerei).
Ho descritto altre volte in dettaglio (e conto di pubblicare di nuovo nei prossimi giorni sul nostro notiziario “La nonviolenza e’ in cammino”) le caratteristiche di quell’azione diretta nonviolenta, le sue implicazioni e come essa possa essere realizzata solo da persone assolutamente ferme nella scelta consapevole e rigorosa della nonviolenza.
Ma naturalmente se vi sono altre iniziative nonviolente efficaci, ben venga ogni proposta, ogni proposta rigorosamente nonviolenta.
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Infine
Ovviamente in quanto persone amiche della nonviolenza che si oppongono alla guerra abbiamo delle proposte alternative di intervento nelle situazioni di crisi e di conflitto. Ma anche se non avessimo interventi alternativi da proporre, gia’ il contrasto alla guerra e’ cosa buona in se’, gia’ esso e’ inteso ed efficiente a salvare delle vite umane.
Ma noi delle proposte alternative adeguate le abbiamo, e ad esempio:
– smilitarizzazione e disarmo dei conflitti per consentirne una gestione politica, cioe’ civile, che salva le vite;
– forze di interposizione rigorosamente nonviolenta e di riconciliazione popolare dal basso nelle aree di conflitto (corpi civili di pace);
– aiuti umanitari recati da strutture civili e non militari, e gestiti democraticamente dalle popolazioni in loco;
– ed insieme accoglienza ed assistenza qui a profughi e migranti (non dimentichiamo che il regime libico tra l’altro perseguita ferocemente i migranti su istigazione e con il finanziamento del governo italiano: se invece di finanziare i lager l’Italia si fosse impegnata a un diverso rapporto fondato sulla promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani…; se invece di praticare una politica di persecuzione razzista l’Italia si fosse impegnata a rispettare ed inverare quanto scritto nella nostra Costituzione…);
– sostegno ai movimenti nonviolenti impegnati per la democrazia e i diritti umani, ed in particolare sostegno ai movimenti di liberazione e di solidarieta’ delle donne.
Adoperiamoci per far cessare la guerra in Afghanistan.
Adoperiamoci per far cessare la guerra in Libia.
Adoperiamoci per far cessare la guerra.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo,
al secondo giorno di digiuno contro la guerra
Viterbo, 22 marzo 2011
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Notizia
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo, gia’ consigliere comunale e provinciale, e’ stato dagli anni ’70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu’ energetiche e militari nell’Alto Lazio; nel 1979 ha fondato il “Comitato democratico contro l’emarginazione” che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta’; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l’opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l’Italia la campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l’esperienza delle “mongolfiere della pace” con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e’ stato l’animatore dell’iniziativa che – dopo la tragedia di Genova – ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell’ordine alla nonviolenza; e’ stato dagli anni ’80 il principale animatore dell’attivita’ di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell’Alto Lazio – e negli anni ’90 ha presieduto la Commissione d’inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e’ direttore del notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”, che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l’ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Mittente: “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532
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